mercoledì 9 maggio 2012

Bambini e sport: il giusto approccio

Come e quando avvicinare i bambini all'attività sportiva.

Da un' intervista al Dott. Piercarlo Salari, medico pediatra a Milano

Sono molte le domande rivolte dai genitori a riguardo della pratica sportiva dei loro figli, e vanno dalla giusta età d'inizio allo sport migliore fino alle grandi aspettative.
Innanzitutto è giusto precisare che nell'età evolutiva, almeno fino ai 10 anni l'attività sportiva è per i bambini una pratica naturale che rappresenta fonte di divertimento e conoscenza e deve essere considerata come un gioco e non deve alterare il loro normale sviluppo psicofisico.
L'apprendimento motorio inizia infatti fin dalla nascita: l'efficenza fisica e la capacità di compiere un lavoro muscolare progrediscono nei primi anni di vita dei bambini in funzione del loro accrescimento e della loro coordinazione neuro-muscolare.

Il vero e proprio avvicinamento allo sport può avvenire intorno ai 6 anni con un processo di seria educazione motoria più strutturata.
Nella prima fase l'attività dovrà essere svolta come gioco organizzato in maniera multilaterale , cioè con esercizi generali volti a sviluppare abilità generiche, mirando allo sviluppo di tutte le diverse qualità, sia fisiche che coordinative, come la destrezza che condizionali, come la forza, la velocità e la resistenza.
PRIMA REGOLA: attività polisportiva e non monosportiva per ampliare bagaglio motorio il più possibile (lato fisico).

Solo verso  i 9-10 anni, se hanno svolto un buon apprendimento motorio prima, i  bambini potranno avvicinarsi ad un'attività sportiva più specifica.
L'importante è che vengano sempre rispettati i loro desideri e che lo sport continui a rimanere fonte di divertimento.
Comunque non esistono attività sportive da vietare ai bambini.
Per quando riguarda i campionati sarebbe meglio aspettare gli 11 anni in quanto prima non sono ancora state create le giuste condizioni a livello coordinativo e condizionale ma soprattutto i bambini non sono ancora capaci di sopportare la frustrazione delle scelte fatte dall'adulto e dell' esclusione (ci sono bambini che già fanno panchina perenne a 7-8 anni) quindi si deve permettere anche di creare una buona autostima e formare il carattere senza demotivarli o umiliarli.
Quindi l'allenatore deve essere soprattutto educatore e la programmazione è a lungo termine senza precocizzare cercando per forza la vittoria a tutti i costi.
I genitori devono aiutare i figli alle giuste scelte motivandoli e affidandoli alle persone giuste.
SECONDA REGOLA: evitare loro le frustrazioni per lasciar formare il carattere (lato psichico)

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